
Negli ultimi anni, i progressi nelle terapie oncologiche e l’efficacia dei programmi di screening precoce hanno significativamente aumentato i tassi di sopravvivenza dei pazienti oncologici. Tuttavia, i trattamenti come chemioterapia e radioterapia possono compromettere la fertilità, rendendo essenziale considerare strategie di preservazione della funzione riproduttiva.
Cos’è l’oncofertilità?
Il termine oncofertilità si riferisce all’insieme delle procedure volte a proteggere la fertilità maschile e femminile nei pazienti oncologici, consentendo loro di diventare genitori una volta completate le cure e raggiunta la guarigione.
Effetti dei trattamenti oncologici sulla fertilità
I trattamenti oncologici possono avere un impatto significativo sull’apparato riproduttivo, sia negli uomini che nelle donne.
Nelle donne, i principali effetti avversi includono:
•Riduzione del numero di ovuli disponibili
•Peggioramento della qualità ovocitaria
•Insufficienza ovarica precoce, con conseguente cessazione della funzione riproduttiva e ormonale, accompagnata da sintomi vasomotori, osteoporosi e disturbi cardiovascolari
Negli uomini, invece, possono verificarsi:
•Diminuzione o cessazione della produzione di spermatozoi
•Squilibri ormonali
•Riduzione della libido
•Alterazioni del liquido seminale (morfologia, motilità e concentrazione degli spermatozoi)
Come preservare la fertilità prima delle terapie oncologiche
Prima di iniziare qualsiasi trattamento oncologico che possa compromettere la fertilità, è fondamentale consultare un esperto in medicina della riproduzione. Un colloquio con uno specialista permette di valutare le opzioni disponibili e scegliere la strategia più adeguata al singolo caso.
Per gli uomini, il percorso di preservazione della fertilità è relativamente semplice: il paziente fornisce un campione di liquido seminale dopo alcuni giorni di astinenza, che verrà poi crioconservato per un utilizzo futuro.
Per le donne, il processo richiede alcuni passaggi aggiuntivi. Dopo l’approvazione dell’oncologo, si avvia una stimolazione ovarica per aumentare il numero di ovociti maturi. Successivamente, si procede al prelievo ovocitario, seguito dalla crioconservazione degli ovociti in azoto liquido a -196°C, garantendone l’integrità nel tempo.
Grazie a queste tecniche avanzate, i gameti (ovuli e spermatozoi) possono essere conservati fino al momento in cui il paziente, una volta guarito, decida di intraprendere un percorso di genitorialità.