L’endometriosi è una malattia benigna ma cronica, spesso progressiva e complessa, ancora poco conosciuta che colpisce le donne soprattutto in età fertile: si stima che solo in Italia ne siano colpite 3 milioni, e addirittura 1 su 2 nella fascia di età che va dai 29 ai 39 anni.

Fattori protettivi

Alcuni studi sembrano dimostrare che alcuni fattori possono ridurre il rischio di sviluppare la malattia, tra cui:

  • Gravidanza,
  • Prima mestruazione in tarda adolescenza,
  • Attività fisica regolare,
  • Scarse quantità di grasso corporeo.

Fattori di rischio

I fattori di rischio sembrano essere oltre la giovane età, la predisposizione genetica e quindi la familiarità con la malattia, l’abbassamento delle difese immunitarie e secondo dati recenti, anche l’inquinamento e una determinata alimentazione.

  • Età; la malattia colpisce prevalentemente donne in età fertile: si localizza in zona pelvica nelle donne di 25-30 anni, mentre le forme extrapelviche si manifestano in donne di 35-40 anni.
  • Familiarità; il rischio aumenta di sei/sette volte se madre o sorella hanno l’endometriosi.
  • Menarca precoce (mestruazioni iniziate prima degli 11 anni).
  • Cicli mestruali ravvicinati (meno di 25 giorni).
  • Mestruazioni abbondanti e prolungate (oltre 7 giorni).
  • Nessuna gravidanza
  • Esposizioni ambientali (agenti chimici quali la diossina sono stati collegati allo sviluppo di endometriosi).

La malattia è causata da alcune cellule della mucosa uterina che si impiantano in regioni diverse dalla parete interna dell’utero (endometrio): quindi parete esterna dell’utero, ovaie, tube, peritoneo, vagina, intestino, vescica e più raramente in altri organi come polmoni e cute. Quando si localizza nel contesto della parete miometriale dell’utero, si parla di adenomiosi.
La conseguenza è che, ad ogni ciclo mestruale, questi impianti endometriosici, non potendo venir fuori cosi come avviene per la classica mestruazione, si sfaldano, determinando infiammazione, cicatrizzazione o fibrosi, e quindi, a seconda di dove sono localizzati, la formazione di aderenze, cisti, noduli, ecc. Ciò provoca, pertanto, ciclo dopo ciclo un continuo ingrossamento degli impianti ed un contemporaneo aumento dei sintomi.