Ogni mese, l’inizio del ciclo coincide con il 1° giorno della mestruazione, che consiste nell’eliminazione di secrezioni mucose provenienti dallo sfaldamento dell’endometrio (il tessuto che riveste l’interno della cavità uterina). I più frequenti disturbi legati al ciclo sono la sindrome premestruale e la dismenorrea. La prima è caratterizzata da un complesso di disturbi (dolori, malessere generale, instabilità emotiva, irritabilità, spesso depressione) che precede di alcuni giorni l’arrivo della mestruazione e che migliora o scompare con il suo inizio. Per dismenorrea, si intende invece, un ciclo mestruale molto doloroso, che, a seconda delle cause, può essere a sua volta distinta in primaria e secondaria. Tra queste merita un cenno particolare l’endometriosi, per la quale si rimanda a specifica sessione.

Il ciclo mestruale

Ogni donna possiede un proprio patrimonio follicolare che è attivo nel periodo compreso tra la pubertà e la menopausa. In condizioni normali la donna produce una singola cellula uovo matura al mese e contemporaneamente, il suo corpo subisce una serie di cambiamenti in preparazione ad un’eventuale gravidanza. Se in quel mese la donna non rimane incinta, il suo apparato riproduttivo ritorna al punto di partenza e il ciclo inizia da capo. Ciascuna fase all’interno di questo schema ripetitivo è determinata dall’attività degli ormoni secreti dalle ovaie, a sua volta stimolate dal sistema ipotalamo-ipofisario. Nella maggior parte delle donne, la mestruazione ha una durata variabile dai 2 ai 7 giorni, mentre la frequenza media del ciclo è di circa 28 giorni.

La prima mestruazione

Nella maggior parte delle donne la prima mestruazione (menarca) si verifica nell’età compresa tra i 10 e i 14 anni. Quando la prima mestruazione compare prima dei 9 anni si parla di pubertà precoce, mentre quando compare tra i 16 e i 18 anni si parla di pubertà ritardata. La mancata comparsa della mestruazione oltre i 18 anni di età viene definita amenorrea primaria.

Amenorrea

Il termine amenorrea definisce l’assenza di flusso mestruale, che può essere di natura fisiologica: sono quattro, infatti, i differenti periodi della vita di una donna che sono “naturalmente” caratterizzati dall’assenza fisiologica di flusso (la pre-pubertà, la gravidanza, l’allattamento e la post-menopausa),o patologica.

L’amenorrea può essere di due tipi:

  • amenorrea primaria: completa assenza del menarca raggiunti i 18 anni
  • amenorrea secondaria assenza di mestruazioni (per un periodo di almeno tre mesi) in una donna che ha avuto un periodo di cicli spontanei regolari.

La causa più frequente di amenorrea primaria è la pubertà ritardata che può avere un’origine ormonale o genetica; in alcuni casi, inoltre, tale condizione può essere la conseguenza della presenza di malformazioni congenite degli organi genitali.

L’amenorrea secondaria, che interessa un numero maggiore di donne, può essere riconducibile a molteplici cause tra cui: malattie endocrine (alterazioni ipofisarie o tiroidee), alcuni tumori, malattie genetiche o dell’apparato riproduttivo, malnutrizione o disturbi del comportamento alimentare, traumi, interventi chirurgici, malattie psichiatriche, assunzione di alcuni farmaci (per esempio tranquillanti e antidepressivi), stress emotivo, un intenso esercizio fisico.

L’amenorrea di per sé non è una malattia, essa rappresenta generalmente o il sintomo di una qualche malattia o l’indicatore di malsane abitudini di vita. Nei casi in cui si manifesta un’assenza prolungata del ciclo mestruale (sia primaria sia secondaria), è opportuno rivolgersi al ginecologo che, solo dopo averne identificato la causa, potrà procedere allo specifico trattamento. In alcuni casi diagnosticare la causa che ha determinato la condizione di amenorrea può essere difficoltoso, richiedere del tempo e approfondimenti tramite esami del sangue, radiografie, ecografie e indagini genetiche. Il trattamento può prevedere la assunzione di terapie ormonali, un intervento chirurgico, e consigli per uno stile di vita più salutare.

Sindrome premestruale

La sindrome premestruale è un complesso di disturbi che precedono di alcuni giorni l’arrivo della mestruazione e che migliorano o scompaiono con il suo inizio. Mentre alcune donne, prima del ciclo mestruale, non presentano alcun disturbo rilevante, per molte di loro questo appuntamento mensile rappresenta un vero problema, caratterizzato da: dolori, malessere, instabilità emotiva, irritabilità, depressione. A questi sintomi della sindrome premestruale si aggiungono le difficoltà nelle relazioni interpersonali, per esempio un atteggiamento aggressivo con i propri familiari, litigi continui con il partner, essere impossibilitati a recarsi sul posto di lavoro, a causa delle accentuate variazioni del tono dell’umore. La sindrome premestruale colpisce le donne in età fertile (dal 20 al 40 per cento), interessando soprattutto le fasce culturali medio-alte, probabilmente perché più attente al proprio benessere. Generalmente, la sindrome premestruale è più accentuata nei dieci giorni che precedono il ciclo mestruale, tende a peggiorare con il passare dei giorni, per scomparire gradualmente nel momento in cui arriva la mestruazione. La sindrome premestruale può durare dai 10 ai 14 giorni, vale a dire, per chi ha cicli molto regolari di 28 giorni, dal sedicesimo giorno fino all’arrivo del ciclo mestruale: un periodo molto lungo, durante il quale la donna può manifestare anche un grande appetito.

I sintomi che si riscontrano più frequentemente includono:

  • mal di testa, dolore pelvico, sensazione di gonfiore, ritenzione idrica con conseguente aumento di peso, dolore al seno, vampate di calore, comparsa di foruncoli
  • irritabilità, aggressività, variazioni del tono dell’umore, ansia, crisi di pianto immotivate, depressione, stanchezza, difficoltà di concentrazione, modificazioni dell’appetito, perdita della libido.

Le cause non sono del tutto note: una parte della responsabilità è probabilmente da attribuire ad una variazione dell’equilibrio ormonale, ma sembra comunque ipotizzabile che la sindrome premestruale sia il risultato dell’azione di fattori diversi. Alcune donne, per esempio, producono in eccesso l’ormone della prolattina, che causerebbe la ritenzione idrica e il dolore al seno. Prima del ciclo, inoltre, si verifica un meccanismo per cui si manifesta una maggiore tolleranza all’introduzione degli zuccheri, un processo che fa aumentare la voglia di dolci: da qui possono nascere dei sensi di colpa da parte della donna. E ancora, la mancanza della vitamina B6 (produttrice di serotonina, una sostanza prodotta dalle piastrine e incaricata al controllo del sonno, allo stato dell’umore, al comportamento sessuale e alla fame), che spesso si riscontra nella donna prima della mestruazione, potrebbe spiegare la comparsa di un disturbo come la depressione.

Diagnosi

Non esistono test di laboratorio che permettano di diagnosticare la sindrome premestruale; la formulazione della diagnosi si basa, infatti, sulla cadenza mensile della comparsa dei sintomi. Nella maggior parte dei casi la sintomatologia non è così grave da richiedere un intervento terapeutico. A volte, per attenuare l’entità dei sintomi, può rivelarsi utile seguire alcuni accorgimenti durante la seconda metà del ciclo, per esempio ridurre il consumo di alcol, caffeina e tabacco, nonché diminuire il consumo di sale per limitare la ritenzione di acqua. Le donne che presentano una grave sindrome premestruale, tale da influire negativamente sul lavoro, sulla vita quotidiana e sulle relazioni sociali, devono rivolgersi al proprio medico.

Il trattamento della sindrome premestruale presenta qualche difficoltà: sono state provate diverse strategie terapeutiche, ma ancora i successi non sono entusiasmanti. Con la somministrazione della pillola anticoncezionale, per esempio, la sindrome diventa più tollerabile (si può verificare una lieve irritabilità il giorno precedente la mestruazione). In ogni caso, la scelta ed il dosaggio del trattamento farmacologico ritenuto più idoneo per la sindrome premestruale deve essere effettuato esclusivamente dal ginecologo. Ci sono poi alcuni suggerimenti che possono essere associati a un eventuale trattamento o essere adottati in alternativa, a seconda della gravità della sindrome, per esempio lo stretching, lo yoga o l’attività fisica. Anche i sali di magnesio, utilizzati durante i giorni critici della sindrome, ne attenuano la sintomatologia, grazie al loro intervento su alcune reazioni enzimatiche a livello cerebrale.

Dismenorrea

Il ciclo mestruale doloroso, o dismenorrea, è caratterizzato da: dolore addominale (spesso molto intenso), mal di schiena e talvolta mal di testa, nausea e diarrea. Risultati di recenti ricerche hanno rilevato delle correlazioni tra l’intensità dei disturbi e alcune caratteristiche psicologiche della donna, che possono influire negativamente sui sintomi della dismenorrea amplificandoli. La dismenorrea può essere primaria o secondaria.

Dismenorrea primaria

Si manifesta in genere uno o due anni dopo la comparsa del menarca e scompare quasi sempre dopo la prima gravidanza. È legata ai cambiamenti ormonali dovuti ai cicli ovulatori e, in particolare, ad un’eccessiva produzione di prostaglandine (sostanze che provocano contrazioni spastiche e dolorose dell’utero). Nella dismenorrea primaria il dolore può manifestarsi qualche giorno prima dell’inizio della mestruazione e protrarsi fino ai primi tre giorni dall’inizio del flusso mestruale.

Dismenorrea secondaria

Insorge generalmente in età più tradiva rispetto alla primaria e può essere causata dalla presenza di una malattia organica degli organi sessuali femminili, per esempio l’endometriosi, un’infiammazione delle tube o delle ovaie, la presenza di fibromi e polipi dell’utero.

Terapia

Un dolore mestruale lieve in una giovane donna è da considerarsi normale, e non necessita quindi né di visite ginecologiche né di esami diagnostici. Se il dolore è accentuato e ricorrente, è opportuno eseguire una visita ginecologica ed un’ecografia pelvica (transvaginale o transrettale nelle ragazze virgo) per escludere la presenza di cause organiche. Il trattamento della dismenorrea primaria si basa su farmaci antinfiammatori e antidolorifici, da assumere non appena compaiono i primi dolori, senza aspettare che essi diventino forti, in modo da bloccare subito la produzione di prostaglandine. Nei casi in cui le mestruazioni sono molto regolari e il dolore è prevedibile, perché si manifesta sempre, si può iniziare la somministrazione di questi farmaci anche in anticipo, in forma preventiva, senza aspettare che compaia la sintomatologia. Si tratta di farmaci ben tollerati e con effetti collaterali scarsi o assenti se presi solo per alcuni giorni al mese. Nei casi più resistenti in cui la terapia con antidolorifici non è sufficiente, e il dolore e altri sintomi continuano a tormentare la ragazza, si ricorre agli estroprogestinici. Come già detto la dismenorrea compare soprattutto nei cicli ovulatori, perché probabilmente la secrezione di prostaglandine riconosce una causa ormonale. La pillola estroprogestinica sopprime l’ovulazione, e la sua efficacia nel controllare la dismenorrea è elevatissima, spesso con scomparsa completa del disturbo. Ciononostante, alcune pazienti continuano ad avere una certa dismenorrea, per cui si possono associare degli antidolorifici.

Altri trattamenti che hanno dimostrato di possedere una certa efficacia sono il magnesio e la vitamina B1. Sono in commercio prodotti per la dismenorrea che associano preparati di erboristeria con queste sostanze. Questi preparati si dovrebbero assumere nei 7-10 giorni precedenti la comparsa del ciclo. In caso di dismenorrea secondaria, invece, il trattamento varierà a seconda della causa. Molto importante è la diagnosi precoce principalmente in alcune patologie che possono compromettere la integrità dell’apparato pelvico, come l’endometriosi.